Franco

Sono nato a Torino il 20 Marzo 1958, ho passato la mia infanzia e tutta la mia vita giovanile a Grugliasco (TO). Mi sono trasferito nel Pinerolese per motivi lavorativi, dopo essermi felicemente sposato, da oltre un decennio.

Ho una bellissima figlia di nome Sara.

Esercito la professione di Medico Oncologo in un Ospedale pubblico della provincia di Torino. Oltre alla fotografia naturalistica l'altra mia grande passione è l'informatica ed il mio sistema operativo preferito è Linux, sistema operativo che ho adottato fin dal 1994. I miei interessi e le mie passioni extra fotografiche sono (o dovrebbero) essere sviscerate nella mia pagina personale... quando mi sarò deciso a scriverla sul serio smettendo di fare solo esperimenti. :-(

Franco SarliLa mia prima fotocamera? Ne ho un ricordo molto confuso. Meglio sarebbe dire che era la fotocamera di mio padre... una medio formato, credo.

Potevo avere 6-8 anni, la "macchina" era formata da una piatta scatoletta che bisognava aprire non senza difficoltà, fino a farne uscire ed estendere il mitico "soffietto". Era una folding di qualche marca per me allora sconosciuta. Ricordo che i miei timori maggiori avvenivano al momento della chiusura. Il rischio di pizzicare qualche piega del soffietto nel meccanismo a pantografo di chiusura era sempre fonte di intensa ansia. Veniva caricata con un rullo formato "120". Inutile dire che non so se fosse una 6 x 7 o una 4,5 x 6, sicuramente il formato delle foto era rettangolare quindi escluderei il 6 x 6, a meno naturalmente di tagli in fase di stampa.

Il mirino era rappresentato da un piccolo dado contente un prisma, fissato in modo instabile in un angolo delle staffe metalliche che sostenevano il soffietto, o almeno così mi sembra di ricordare. La cosa buffa era che ogni volta che chiudevo la macchina il mirino veniva mosso e quindi era pressochè impossibile qualsiasi regolazione per cercare di inquadrare la stessa parte della scena che poi sarebbe stata impressionata sulla pellicola a causa del vistoso errore di parallasse. Quindi al momento della sviluppo il soggetto principale dell'immagine si trovava sempre in posti diversi da dove io avevo immaginato che fosse. Le teste tagliate non si contavano. :-)

Di quella mitica e vetusta meraviglia non mi rimane più nulla. La visita dei soliti ignoti nella nostra abitazione, in una calda notte d''estate mentre noi consumavamo il rito delle ferie, la fece sparire per sempre dalla mia vita insieme a molti altri cari oggetti della mia infanzia. :-(
Passò qualche anno poi un giorno mio padre tornò da un viaggio di lavoro in Germania Occidentale con un autentico gioiello, per me ed a quei tempi. Una Minolta AL-F, una compatta a telemetro, automatica a priorità dei tempi equipaggiata con un 38 mm.

Questa macchina ha accompagnato tutta la mia adolescenza, ed anche oltre, arrivando fino quasi alla fine del mio percorso universitario. Dopo di me ed in parte anche nello stesso periodo la Minolta fu usata anche da mio fratello Paolo. Imparai a sfruttare la variazione della regolazione della sensibilità della pellicola per ottenere un minimo di controllo sull''esposizione e la sua maneggevolezza unita al ridotto ingombro mi hanno permesso di farne la compagna di innumerevoli escursioni soprattutto sulle Alpi della mia regione: il Piemonte.

All'inizio degli anni '80, recuperato con qualche sacrificio un modesto capitale, mi sono recato trepidante dal fotografo del mio paese esponendo con una certa preoccupazione le mie richieste:

- Doveva essere una Reflex
- Doveva essere Economica
- Doveva essere Meccanica
- Doveva essere Manuale
- Doveva avere la baionetta Pentax.

L'ultima richesta aveva la sua ragion d''essere nel fatto che il gruppo di amici che frequentavo allora, e con i quali eseguivo i miei tour fotografici, possedeva in maggioranza corredi Pentax originali o comunque compatibili Pentax. Ed in effetti nulla nelle mie finanze mi faceva presumere di poter comprare altri obiettivi oltre il 50 mm standard.

Il negoziante, sornione, mi venne incontro e nonostante il mio modesto capitale non fosse sufficiente (tanto sapeva che si sarebbe rifatto ampiamente con gli accessori, le pellicole e gli sviluppi), mi propose una economica Chinon CM5 che rispondeva a tutte le mia richieste. Poco importava se tutta la carrozzeria era in plastica, o che il led della sotto-sovraesposizione fossero all''esterno dell''oculare facendola più assomigliare ad un semaforo che ad una fotocamera. Quello che importava era che quella era la mia prima vera reflex, la mia prima vera macchina fotografica.

Non aveva il tasto della profondità di campo ma gli obiettivi allora avevano le indicazioni della distanza iperfocale sul barilotto. Possedeva l''autoscatto, aveva il foro filettato per il flessibile, funzionava sempre e comunque anche senza batterie. Batterie che comunque duravano anni dovendo fare funzionare solo l''esposimetro, che era a misurazione media con prevalenza centrale.
La conservo ancora oggi ed è pienamente funzionante... difficile dire infatti cosa possa rompersi, si tratta di poco più che di una scatola con un buco. ;-)
Dopo qualche anno mi riuscì di affiancare al 50/1.9 un 28/2.8 acquistandolo usato, era della Cosina. Casa anche questa con baionetta compatibile con Pentax. Dopo il 28 mm fu la volta di un Tamron 70-210/3.8-4. Per i tempi di cui sto parlando con queste tre ottiche potevo fare praticamente ogni cosa ...ed io le feci! Fotograficamente parlando si intende. :-)

Per quasi un ventennio con quel corredo ho esplorato praticamente tutto l''arco alpino occidentale in compagnia dei miei amici, in verità più scalatori che fotografi, non sempre contenti dei miei ritmi di marcia costellati dalle frequenti pause fotografiche. Anche le città d'arte dell'Italia centrale non sono state risparmiate e nel 1987 abbiamo compiuto il mitico e classico tour che ogni ragazzo italiano sogna di compiere, quasi fosse un rito di iniziazione: "Il viaggio a Capo Nord". Inutile dire che i Km di pellicola sprecata erano prossimi ai Km di asfalto percorsi... ma tutto serve! ;-)

Il Presente

Nel 2000, dopo qualche anno di relativo abbassamento di interesse per la fotografia, mia moglie mi regalò una nuova macchina fotografica: la Nikon F80.
Che dire. Accidenti, io avevo sempre negato alla tecnologia il riconoscimento di una effettiva utilità nella sua esasperata applicazione nel campo fotografico. Però tenendo in mano tutta quella plastica, con tutte quelle opzioni e quei gadget ne sono rimasto affascinato. Il massimo dell''entusiasmo per il sistema Nikon però nacque nell''estate 2002 allorchè in un negozio di materiale fotografico, durante una vacanza, scorsi in vendita una vecchia Nikon F801s. L'impressione di solidità ricevuta fu tale che la acquistai immediatamente.
Sono approdato al digitale relativamente tardi, alla fine del 2006 quando mia moglie mi ha regalato una Nikon D80.
Il mio corredo fotografico è in continuo divenire e come tutti sono alla perenne ricerca del difficile connubio tra Qualità, Economia ed Ergonomia (sostanzialmente il peso da trasportare).
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